lunedì 13 settembre 2010

Il beduino e i suoi degni compari.


Nell’antica Persia, una donna, Sakineh, attende di essere lapidata, perché
accusata di adulterio e concorso nell’omicidio del marito.
Questa volta
nemmeno il corano, che non prevede la lapidazione, può essere invocato come
alibi da usare strumentalmente per “giustificare” la barbarie di un paese che
vive sprofondato nel medio evo prossimo futuro, ma…aspira a dotarsi
dell’atomica.
In quella che fu l’antica Roma, invece,un beduino assurto al
rango di colonnello, viene accolto con tutti gli onori che si addicono ad un
capo di stato, mentre il nostro capo di stato non viene nemmeno avvertito della
visita del beduino e gli italiani si vedono costretti a sorbirsi l’invito a
convertirsi all’islam.
Frattini, uno che non ha mai nulla da dire oltre
l’ovvio, si scusa per la…dimenticanza.
In tema di scuse, che non
arriveranno, magari sarebbe il caso di pretendere quelle dell’osannato beduino
visto che, proprio oggi, un peschereccio italiano è stato mitragliato da una
motovedetta libica mentre era impegnato in una battuta di pesca nel golfo della
Sirte, cioè in acque internazionali.
Siamo stati noi stati noi a fornire ai
libici la motovedetta che ha sparato sui nostri pescatori, a bordo vi era anche
un nostro ufficiale della Guardia di Finanza, con funzioni di osservatore.
Non abbiamo dubbi sul fatto che abbia osservato, al pari di tutti gli
italiani, i fori dei proiettili libici.
Tra i pochi felici per le
esternazioni del colonnello, venuto in realtà a batter cassa chiedendo 5
miliardi l’anno all’Europa per fermare le ondate di migranti, il ragazzo di una
delle 500 hostess che lo hanno incontrato, il quale, raggiante, ha dichiarato
all’amata “ finalmente ti sei coperta, prima per strada ti guardavano tutti”.
I miracoli accadono ogni tanto, mentre gli idioti continuano a riprodursi
sempre.
Sull’argomento il premier ovviamente non si è espresso ma in molti
giurano che sia stato colto da improvvisa rabbia al pensiero che lui per una
sola mignotta, pardon hostess, ha rischiato il pubblico ludibrio.
Chi invece
per una volta lo ha subito il pubblico ludibrio (degli onesti) è stato Marcello
Dell’Utri, senatore della Repubblica italiana nonché condannato per fatti di
mafia, costretto, giorni fa, ad abbandonare la presentazione dei presunti diari
di Mussolini in suo possesso: “Altro che in galera, devi essere appeso per i
piedi», «Sei un mafioso, vergognati», «Uno solo dovete portare dentro e lo
sapete. Uno solo, lui», «Fuori la mafia dallo Stato», «Devi andare in carcere»
alcune delle accuse rivolte a Dell'Utri da un centinaio di persone.
E’
successo a Como, lontano anni luce dalla Trinacria.
Si è trattato,
probabilmente, di facinorosi comunisti sobillati dai soliti giudici dello stesso
colore.
Gli stessi giudici ai quali il nostro presidente del consiglio in
visita in Russia non ha lesinato i consueti apprezzamenti.
Robetta da nulla:
il capo del governo italiano va a trovare il suo “compagno di merende” con il
colbacco e davanti ai microfoni di mezzo mondo delegittima la magistratura del
suo paese.
Quando si dice politica internazionale di alto profilo, altro che
le dichiarazioni di quel piacione di “frattoFrantini”.
Poi ritornato sul
suolo natio, di fronte alla sconfitta della sua squadra, se ne esce con una
“perla” che non ha precedenti: anche i giudici sportivi sono comunisti.
Nessuno scandalo, nessuna critica, nessun …pudore, nel paese dove tutto è
concesso.
Deve averlo pensato anche il sette volte presidente del consiglio
e prescritto per mafia Andreotti, quando ha affermato che Giorgio Ambrosoli,
fatto ammazzare da Sindona e dai suoi amici mafiosi, se l’è andata a cercare.
Ha rettificato il pio Giulio, ma avrebbe potuto benissimo farne a meno e
tacere perché il nostro è un paese che non ha memoria e non merita eroi ma solo
comparse.

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