domenica 27 giugno 2010

Il gioco delle tre carte.

A Catania , a fera o luni (alla fiera del lunedì), un tempo
mercatino dei catanesi oggi appannaggio dei cinesi, vi era un signore molto
distinto, indiscusso maestro nell’antico gioco delle tre carte e dei campanelli.
Con la collaborazione di alcuni complici ripuliva i tonti che pensavano di
aver indovinato la posizione di una delle tre carte, accarezzando il miraggio
d’intascare le 50.000 £ che sventolavano sotto il loro naso.
Un gioco di
abilità indubbiamente ma, al tempo stesso, una palese truffa: la carta infatti
veniva spostata all’ultimo secondo approfittando di un attimo di distrazione del
tonto.
In questi mesi ho avuto la sensazione che quel distinto signore si
sia trasferito a Palazzo Chigi e si diverta ogni santo giorno a prendere per i
fondelli i milioni di tonti che abitano lo stivale.
Ha affinato la tecnica,
sostituendo carte e campanelli con proclami televisivi, idioti incravattati,
trasformati in megafoni umani, direttori compiacenti e scodinzolanti, tuttologi
del nulla quotidiano; insomma una pletora di gentucola pronta a negare il
sorgere del sole pur di compiacere il loro imbonitore e svolgere diligentemente
il ruolo di complice nel gioco delle tre carte
Ed i tonti vi starete
chiedendo voi? Quelli sono sempre più ...frastornati e contenti.
Sottoposti
al quotidiano bombardamento mediatico che vuole l’Italia felice, la crisi una
invenzione dei soliti giornalisti di sinistra e la manovra finanziaria un
toccasana necessario, continuano a pensare…. di poter intascare le vecchie 50000
£
Il milione di connazionali scesi in piazza? I soliti operai comunisti
presi in affitto per l’occasione dalla CGIL
Palermo sommersa dai rifiuti? A
Napoli sono miracolosamente scomparsi.
Il servizio sul cioccolato andato in
onda su Rai 2 mentre gli aquilani protestavano? Siamo stanchi di questi
terremotati che non si accontentano di vivere nelle ville messe a disposizione
del premier
La manovra finanziaria? Necessaria, sennò ci finisce come la
Grecia.
Provo ad immaginare le risposte di chi ha votato quest’esecutivo e
mi rendo conto di non avere sufficiente fantasia.
Non riesco proprio ad
immaginare una persona di media intelligenza capace di rimanere indifferente di
fronte allo stillicidio quotidiano di porcate fatto in nome di questo o
qull’interesse degli italiani, ma palesemente finalizzate a tutelare il
tornaconto di una solo: il nostro beneamato conducator e la sua corte di nani e
ballerini.
Per cercare di giustificare la distruzione dell’unico vero
strumento utile per la lotta alla criminalità, si va in tv a fare la gara a chi
le spara più grosse: siamo tutti intercettati, occorre tutelare la privacy, e
giù cifre quasi sempre senza riscontro alcuno.
Bisogna evitare che qualcuno
possa registrare anche le proprie conversazioni, certi disdicevoli inconvenienti
occorsi al premier non devono assolutamente capitare ai suoi fedeli sudditi.
Ecco pronto quindi l’emendamento “D’Addario” che vieta, appunto, di
registrare anche le proprie conversazioni.
Il lavoratore che di fronte alle
proposte oscene del suo datore pensa di registrare il tutto magari per usarlo in
un aula di tribunale è avvertito.
Geniale.
Come la manovra finanziaria,
vera evoluzione governativa del famoso gioco delle tre carte.
Il trucco c’è
ma non si vede e questo basta agli idioti per illudersi di poter vincere.
Poco importa che a pagare saranno sempre i soliti noti, non significa nulla
se persino Formigoni, che comunista non è, ha avuto parole durissime sui tagli
previsti dalla finanziaria.
Il governo, come promesso, non metterà le mani
in tasca agli italiani.
Lo faranno regioni e comuni, ormai al collasso,
magari introducendo l’Imu, imposta municipale unica.
Pensate che il sindaco
di qualsiasi comune riuscirà a far capire ai propri concittadini che la colpa è
del federalismo fiscale e dei tagli voluti dal governo? Ne dubito.
Se così
non fosse non si spiega la ragione della mancata indignazione popolare per la
nomina di un nuovo ministro che costa agli italiani un milione di euro all’anno
per non fare….. nulla.
Brancher, già il nome, se si tolgono due consonanti,
dovrebbe far riflettere gli italiani, il giorno dopo la sua nomina ha avuto la
sgradita sorpresa di leggere le dichiarazioni di Bossi che non erano certo
d’incoraggiamento “C'è un solo ministro per il federalismo e sono io”.
Qual
è stato il primo pensiero del “ministro inesistente”? Avvalersi del legittimo
impedimento per non essere processato per ricettazione nel processo Antonveneta.
Doveva riorganizzare il ministero e quindi non aveva tempo per farsi
processare con un normale cittadino.
Gli è stato fatto notare, dal
Quirinale, che non c’era nessun ministero da organizzare essendo lui un ministro
senza portafogli.
Pronta la replica al Tg3 “indecente, non si è mai visto,
si vede che l'Italia dopo aver perso i Mondiali se la prende con me”
Esilarante se non fosse, appunto, indecente.
Come la prestazione della
nostra nazionale uscita con infamia dal mondiale sudafricano caratterizzato
dalle vuvuzelas, trombette che riproducono il tipico ronzio delle zanzare con un
effetto talmente fastidioso da far dimenticare, anche se per pochi attimi, il
commento di Bagni che ha accompagnato le telecronache dei nostri “cavalieri
della vergogna”.
Per fortuna che è arrivata l’estate e si avvicinano le
ferie.
Ma anche per godere delle ferie occorre l’aiuto della dea bendata.
Prendete quella avvenente signora bionda, la quale, assunta nel mese di
giugno alla regione lazio sta trascorrendo le ferie (non maturate) in compagnia
del nostro presidente, anch’egli in ferie al ..G8, come non considerarla
fortunata?
A proposito della dea bendata, ho la sensazione che prediliga gli
uomini di governo più che la classe operaia, perché fino ad oggi non ho mai
sentito di un operaio che a sua insaputa ha ricevuto in regalo un appartamento
con vista colosseo.
C’è chi, però, pur essendo un uomo di governo, sebbene
solo della nostra amata isola, si è visto regalare uno scoop giornalistico che
lo vuole indagato per mafia e chi come Dell’Utri in questi giorni aspetta una
sentenza sempre per mafia.
Aspettiamo anche noi.
T.

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